Giugno è il Pride Month, un momento importante per celebrare la diversità, l’inclusione e il rispetto di tutte le identità. Nel Gruppo Ricoh, questi valori si traducono ogni giorno in azioni concrete e in una cultura aziendale che promuove un ambiente di lavoro aperto ed equo.
Se parliamo di inclusione e diversità c’è un prerequisito fondamentale perché queste siano rispettate, è l’equity, equità o, in senso ancora più allargato, l’uguaglianza.
Elementi che fanno ormai parte del DNA del Gruppo Ricoh in Italia e che hanno anche dato il nome a un team dedicato, il team Equity del Comitato ESG, che ha l’obiettivo di diffondere le iniziative e i progetti che promuovono diversità e inclusione e si impegna attivamente affinché le persone possano sentirsi soddisfatte e acquisiscano fiducia nelle proprie capacità mettendo a disposizione il proprio tempo, le proprie esperienze e le proprie esperienze.
Nelle scorse settimane abbiamo quindi chiesto loro, come portavoce di questi valori, di raccontare cosa significhi equity e come fare per promuoverla.
“Si ha equità quando:
- nella diversità l'altro non ti guarda con sguardo compassionevole, ma con sguardo complice;
- l'ignoranza viene sconfitta dalla conoscenza e dalla consapevolezza;
- le opportunità si adattano alle abilità diverse del singolo
- quando un'azienda accoglie queste diversità per un progetto lavorativo di crescita dell'azienda stessa;
- l'equità vera si ha quando tutto diventa normale e non è necessario evidenziare nulla.”
Claudia Fiacchi, Ricoh Italia
“La parità di genere è un obiettivo fondamentale per costruire società più giuste, inclusive e sostenibili. Uno dei principali ostacoli che si frappongono a questo traguardo sono i pregiudizi radicati nella nostra cultura e nelle consuetudini al fine si smontare stereotipi di genere. A tal proposito un esempio che mi è capitato molto di recente. La madre ottantaduenne di una mia amica, scambiando due parole mentre era al bar, ha detto al barista che lei guidava e pertanto si sentiva autonoma. Il barista, meravigliato, le ha fatto molti complimenti perché, nonostante l’età, ancora guidava. La figlia, una volta uscite, ha detto alla madre: “Mamma hai visto quanti complimenti ti ha fatto il barista perché ancora guidi?’” La mamma ha risposto: “Perché sono una donna, se fossi stata un uomo non si sarebbe meravigliato che a ottantadue anni ancora guido”. Semplicemente disarmante.”
Silvia Melillo, Ricoh Italia
“Quando penso all’equity, mi viene in mente il pari accesso alle opportunità, indipendentemente dal background o dal ruolo.
Anche nel mio lavoro di commerciale posso contribuire a promuoverla, a partire dal modo in cui comunico con colleghi e clienti, valorizzando sempre le persone per le competenze che portano nei progetti che sviluppiamo insieme.
Ma è sempre così? Forse no… ed è proprio per questo che vale la pena continuare a parlarne.”
Francesca Pagani, Npo Sistemi
“Per me equity è ascolto.
Se passassimo più tempo ad ascoltare le persone, la natura, le situazioni che ci circondano, la società in cui viviamo sarebbe più inclusiva.
La musica è equity, per sua vocazione è proprio portatrice di inclusione, arriva e parla a tutti, dopo aver ascoltato tutti.”
Salvatore Pedi, Ricoh Italia
“Equity è poter essere sé stessi, senza dover spiegare o giustificare.
È riconoscere anche le fragilità che non si vedono.
Per promuoverla oggi servono ascolto, empatia e il coraggio di includere davvero.
Non basta celebrare: bisogna credere, ogni giorno, nell’unicità di ciascuno.”
Tania Miranda, Ricoh Italia